Blog News va in vacanza .
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La mattina del 6 agosto 1945, poche ore prima dell'alba, il quadrimotore B-29 "Enola Gay" (nome della madre del pilota, il ventinovenne Paul W. Tibbets) si alza in volo da Tinian con a bordo 12 uomini di equipaggio e un unico ordigno bellico, che risulterà decisivo per la sorte del Giappone: una bomba atomica, denominata dagli statunitensi "Little boy". Lungo tre metri, con un diametro di uno e mezzo e un peso di cinque tonnellate, non ha un bersaglio preciso: verrà deciso al momento, secondo le condizioni atmosferiche. Arriva il bollettino meteorologico: "a Kokura cielo coperto in prossimità del suolo per nove decimi; a Nagasaki coperto totalmente; a Hiroshima quasi sereno, visibilità 10 miglia" Il bersaglio è scelto. L'aereo sorvola la zona a 10.500 metri di altezza e alle 8.15'17" viene sganciato l'ordigno. Tibbets scende in picchiata, guadagna velocità, vira di 180 gradi e si allontana. Ha 45 secondi di tempo. L'equipaggio conta sottovoce: "44, 43, 42, 41...". Un lampo abbaglia il cielo. "Cosa abbiamo fatto?". A 600 metri dal suolo la bomba esplode; dopo 7 secondi il silenzio è rotto da un tuono assordante: vengono distrutti tutti gli edifici nel raggio di tre chilometri, 30.000 persone muoiono sul colpo, altre 40.000 nel giro dei due giorni seguenti. Una colonna di fumo si alza lentamente a forma di fungo fino a 17.000 metri dal suolo. Inizia a cadere una pioggia viscida. I fiumi straripano ed invadono ciò che rimane della città giapponese. Alle 14.58 locali il B-29 di Tibbets atterra a Tianin. Ha segnato in modo indelebile la storia mondiale, ha lasciato un'impronta che rimarrà a lungo. Etichette: Bomba atomica |
![]() La tragica storia della principessa Mafalda Maria Elisabetta di Savoia-Assia (Roma , novembre 1902-Buchenwald 28 agosto 1944), secondogenita del re Vittorio Emanuele III ed Elena di Montenegro è tristissima e straziante. La pupilla di casa Savoia era andata sposa, il 23 settembre 1925, al principe tedesco Landgrave Philipp von Hesse (Germania , 6 novembre 1896 - Roma, 25 ottobre 1980) tenente dell'Esercito prussiano . Il nazismo, pur non riconoscendo titoli nobiliari utilizzò il Langravio d'assia conferendogli un grado nelle SS e vari incarichi. Non si sa se Filippo fosse un nazista convinto, di certo Mafalda, almeno nei primi tempi ammirava Hitler come del resto aveva ammirato Mussolini. Una foto storica li ritrae circondati da innumerevoli e importanti invitati sullo scalone d'onore del castello reale di Racconigi il giorno delle fastose nozze. L'unione principesca fu allietata dalla nascita di quattro figli . La vita scorreva via, felice e piena. Mafalda aveva ricevuto come dono di nozze Villa Polissena, a Roma: è lì che abitava quando tornava in Italia. Poi il destino di Mafalda diventa tragico. ![]() Nel 1943, in piena guerra mondiale, la principessa Savoia partì alla volta della Bulgaria. Voleva abbracciare la sorella Giovanna di Savoia moglie del re Boris III, agonizzante. La firma della resa dell'Italia agli anglo-americani e il suo annuncio (8 settembre) la colsero Oltralpe. In pieno marasma con il piano di Hitler che voleva arrestare il Re Vittorio Emanuele III, la Regina e il principe ereditario... Etichette: Lager.it |
![]() La conferenza di Berlino nel 1885 riconobbe la sovranità spagnola sul Rio de Oro, ma gli spagnoli cominciarono ad occuparsi del Sahara Occidentale solo agli inizi del nostro secolo, sollecitati dall’avanzata francese in Algeria, Mauritania e in Marocco. Solo con le convenzioni di Parigi del 1900 e 1904 e di Madrid del 19 12 si arrivò alla definitiva delimitazione dei confini del possedimento spagnolo. In assenza di autorità spagnole, erano i francesi che si incaricavano di far rispettare i confini. Nel 1934 l’amministrazione spagnola attribuì alla popolazione uno stato civile e un documento di identità con I’introduzione di un visto obbligatorio per la transumanza in territori francesi. Si consolida così nel tempo l’autoidentificazione della popolazione autoctona ed il sentimento dell’appartenenza territoriale al “Sahara spagnolo”, che termina con i confini al di là dei quali occorre il " visto". Contemporaneamente inizia la formazione di una resistenza Saharawi contro lo sfruttamento e i soprusi coloniali. Dopo la seconda guerra mondiale, la resistenza Saharawi guarda con speranza in direzione del Marocco che sta rivendicando l'indipendenza. Tra il 1956 e il 1958, molti Saharawi si arruolano nell’Armée de la Liberation che opera nel sud marocchino. La Francia decide di lanciare un'operazione di pulizia nel deserto per contrastare le rivendicazioni marocchine: coinvolge anche i comandi spagnoli del Sahara Occidentale e riescono per il momento a soffocare le rivendicazioni marocchine e a porre sotto controllo la resistenza Saharawi... Etichette: Saharawi, Tratto dalla ricerca di Nicola Malagoli |