Il 20 ottobre del 1982, al Lenin Stadium di Mosca (oggi Luzhniki Stadium), teatro dell'incontro d’andata dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa tra gli olandesi dell'HFC Haarlem e i russi dello Spartak Mosca, morirono 67 tifosi (secondo le fonti ufficiali), 360 secondo gli organi di stampa. Dato l’esiguo numero di spettatori, i tifosi russi furono riuniti nell’East Stand, dotato di una sola via d’uscita. A pochi minuti dal triplice fischio finale, con lo Spartak in vantaggio per 1-0, molti tifosi stavano già sfollando quando il secondo gol russo, firmato da Sergei Shvetsov scatenò l’inferno a causa degli scontri tra coloro che stavano abbandonando lo stadio e coloro che volevano rientrare nell’impianto.
Una fatalità secondo le autorità russe cui i parenti delle vittime non danno credito. “Abbiamo l’impressione che la polizia concepisca gli stadi come luoghi di assoluto silenzio, quasi fossero cimiteri. Ci rifiutiamo di essere trattati come bestiame” – questa la macabra premonizione di una delle vittime. La sua denuncia, raccolta in una lettera, è svelata alle telecamere di ESPN Classic dalla madre Raisa Viktorova. Ad alimentare i sospetti interviene anche Sergei Toporov, giornalista del quotidiano sportivo Soviet Sport: “Ancora oggi non sappiamo a quanto ammonta il bilancio delle vittime. Tutti i documenti che potevano fare luce sulle proporzioni del disastro sono stati distrutti: i documenti delle ambulanze, della milizia e degli ospedali. Sappiamo con certezza che molti dei tifosi dello Spartak, presenti allo stadio quel giorno, venivano da fuori Mosca. I loro certificati di morte riportano un’altra causa e un altro luogo di decesso”.
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