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22 aprile, 2009

Pedro Alonso Lopez ( Parte 2 )



...A dispetto delle sue capacità, nel 1969, all’età di 18 anni, Pedro viene arrestato per furto d’automobili e condannato a sette anni di prigione. È dentro da appena due giorni quando subisce violenza da parte di quattro detenuti più anziani di lui. In seguito a questo episodio giura a se stesso che nessuno lo toccherà di nuovo. Costruisce un rudimentale coltello utilizzando gli utensili della prigione, poi, nelle due settimane che seguono, compie la sua vendetta uccidendo tutti e quattro gli uomini che lo avevano stuprato. Le autorità giudicano il caso come legittima difesa e si limitano ad aggiungergli altri due anni rispetto alla condanna iniziale per furto. La prigione, con la sua inevitabile dura scuola di sofferenze, procura un danno irreparabile alla mente di Pedro, una trasformazione irreversibile. Anche se non va dimenticato come una buona parte di colpa sia imputabile anche alla madre, madre che lo ha abbandonato a se stesso scacciandolo di casa, che non ha mai avuto alcuna forma di comunicazione con lui e che addirittura soddisfaceva le sue curiosità con riviste pornografiche.
Pedro si sta avviando all’età adulta, ma nella sua mente l’idea di avere una moglie diviene un pensiero inconcepibile. Nella testa, sua madre detiene la colpa di tutti i patimenti che ha dovuto sopportare nella propria esistenza, e forse non sbaglia del tutto. «È tipico» disse una volta Robert Ressler, compilatore di profili criminali per l’FBI. «Molto spesso gli assassini seriali sono posseduti da forme ossessive nei confronti della loro madre. Insomma, una relazione di odio e amore, parlando in termini comuni. Queste donne non possono certo candidarsi a madri dell’anno e, sebbene non abbiano necessariamente commesso degli abusi, è chiaro che il loro rapporto coi figli è alla base delle devianze che in loro esploderanno con efferata violenza da adulti. Il filo conduttore sembra essere l’elemento sessuale: madri spesso seducenti, che hanno diversi partner sessuali dei quali i figli sono consapevoli. E, naturalmente, per i figli di una prostituta è ricorrente osservare questo tipo di condotta nel comportamento abituale della propria madre.»
Quanto quest’insieme di cose inciderà sul futuro di Pedro, lo si vedrà una volta ritornato libero.
Nel 1978 Pedro Alonzo Lopez esce di prigione e comincia a viaggiare intensamente per tutto il Perù. È una specie di venditore ambulante, professione ideale per girovagare da un luogo all’altro in cerca di facili vittime. Ed è proprio durante questo periodo, come più tardi riconoscerà, che inizia a uccidere in sequenza. Aggredisce e uccide almeno 100 giovani ragazze appartenenti alle tribù di indios sparse in tutta la regione. E in verità risulta impossibile stabilire quanto di tutto questo sia veritiero, ciò che è certo è che Pedro viene catturato da un gruppo di Ayacuchos, nel nord del Perù, mentre cerca di sequestrare un ragazzina di nove anni. Gli indios lo spogliano delle sue cose e lo torturano per diverse ore prima di decidere di sotterrarlo vivo. Per Pedro sembra essere giunta la fine, ma bisogna riconoscere che ciò che la sorte gli ha sempre negato, in questo momento gli elargisce a mani aperte. L’intervento di un missionario americano convince gli indigeni a consegnare Pedro alle autorità. Ed è così che avviene, ma le autorità giudiziarie e di polizia non vogliono perdere tempo con la denuncia di una piccola tribù, e il governo peruviano si limita a estradare Pedro in Ecuador.


In seguito al suo ritorno in questo paese, Pedro inizia a viaggiare parecchio nella regione, compiendo lunghe soste anche in Colombia. Le autorità si rendono ben presto conto di un aumento dei casi di persone scomparse, in particolare giovani ragazze. Ma concludono che si tratta di un dato dovuto alla crescita della tratta di schiave per scopi sessuali...

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