Stupri di guerra . Parte 5
L'occupazione della città cinese di Nanchino, il 13 dicembre 1937, uno dei momenti culminanti dell'invasione del territorio cinese da parte del Giappone, fu il momento più tragico e violento del comportamento criminale giapponese. Le vittime furono da 260.000 a 350.000 (secondo altri calcoli, i morti furono circa 350.000 e le donne violentate tra 20.000 e 80.000). Tutte uccise brutalmente, con una crudeltà ed una ferocia inaudite: decapitate dalle spade degli ufficiali giapponesi, sepolte vive, bruciate, bastonate, date in pasto ai cani, con un sadismo degno dei peggiori assassini. Vi furono, per esempio, gare tra ufficiali giapponesi a chi riusciva a decapitare con la propria spada più persone nel minor tempo (e di queste gare venivano anche pubblicate notizie e foto sui giornali giapponesi dell'epoca); molti soldati spedirono alle proprie fidanzate i teschi delle vittime, altri fotografavano le stragi o gli stupri per averne un ricordo. Le violenze furono decise in parte dai comandanti supremi (è una pratica comune durante le guerre, per far sfogare alle proprie milizie tutta la rabbia, l'oppressione, l'isteria, l'adrenalina, accumulata durante le battaglie, ndr): leggittimati dai propri superiori, i soldati si abbandonarono così alle peggiori efferatezze contro la “razza inferiore” cinese. La vicenda è stata ricostruita da Iris Chang nel libro “Lo Stupro di Nanchino. L'Olocausto Dimenticato della Seconda Guerra Mondiale” (Milano, Corbaccio, 2000) Etichette: Guerra, violenza sessuale |
Comments on "Stupri di guerra . Parte 5"
Ho studiato questa tragica vicenda quest'anno all'università e sono rimasto molto colpito. Anche loro hanno fatto la loro Hiroshima, ai danni dei cinesi...