MA DAVVERO NON SIAMO STATI SULLA LUNA ?PARTE 8
"Le foto sulla Luna? Se le avessero chieste a me, le avrei fatte molto meglio." - Oliviero Toscani IL PROBLEMA DEL CONTROLUCE Introduzione Il "problema del controluce" è uno dei problemi fondamentali che ricorrono un pò dovunqe, nelle foto delle varie spedizioni lunari. Vale quindi la pena di capirne a fondo i termini, per poter apprezzare meglio i difetti - vistosissimi all'occhio dell'esperto - delle fotografie lunari. (Questa spiegazione tecnica è soprattutto per chi non sia molto esperto di fotografia. Chi è già pratico può anche saltare direttamente alle foto incriminate). Realizzare foto in controluce è da sempre stato un piacere e una dannazione insieme, per qualunque fotografo al mondo. Piacere, perchò di solito una persona risulta molto piu "bella" quando il suo volto non riceve direttamente in faccia i raggi solari (che creano brutte ombre sotto mento, naso, bocca ecc.), dannazione perchè il controluce ti obbliga sempre ad un compromesso, nel quale devi scegliere se esporre* per il soggetto in primo piano, che è in ombra - cioè illuminato solo dalla rifrazione della luce circostante - oppure per lo sfondo, che è invece illuminato direttamente dal sole. * Esposizione: Con qualunque tipo di macchina fotografica - automatica o manuale, a pellicola o digitale - prima di ogni scatto bisogna determinare la giusta quantità di luce che andrà a colpire la pellicola (o il sensore elettronico). Questo lo si fa regolando l'apertura del diaframma, ovvero il "buco" effettivo attraverso cui passa la luce. Troppa luce renderebbe la foto "bruciata" (slavata), troppo poca la renderebbe scura, o quasi nera. In gergo si dicono anche foto sovresposta e foto sottoesposta. "Esporre" quindi, significa determinare la quantità di luce che andrà a colpire la pellicola/sensore LCD.Il diaframma degli obbiettivi fotografici funziona esattamemte come la pupilla dell'occhio umano, della quale in realtà è solo una rudimentale imitazione meccanica: aprendosi o chiudendosi a seconda delle situazioni, esso lascia passare la giusta quantità di luce che ci permetta sempre di vedere, senza per questo restare abbagliati. Quando noi passiamo dall'ombra al sole forte, inizialmente restiamo abbagliati, ma dopo un pò ci abituiamo. E' la nostra pupilla che nel frattempo si è chiusa, lasciando passare meno luce. Lo stesso accade quando passiamo dalla luce forte alla penombra: all'inizio è tutto buio, poi, man mano che la pupilla si apre, si comincia a vedere meglio. Il diaframma delle macchine fotografiche funziona nello stesso identico modo. Ma lo scatto fotografico è unico, e nelle situazioni di controluce - dove hai troppa luce "dietro", e troppo poca "davanti" - è praticamente impossibile trovare un compromesso che non sacrifichi o il soggetto in ombra, o lo sfondo illuminato dal sole. Etichette: Nasa |
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