Vini medicinali in farmacia
Alla fine del diciannovesimo secolo l’industria farmaceutica è in piena effervescenza per la riscoperta delle virtù curative, presunte o reali, dei semi, delle foglie e delle cortecce delle piante aromatiche. Il medico svizzero Pierre Ordinaire, nei suoi tentativi di stimolare l’appetito dei pazienti, preparò un elisir utilizzando due varietà di assenzio (vero e pontico), la genziana, il finocchio, l’anice, il coriandolo e la melissa, ingredienti che mise a macerare in alcol, ottenendo di sentirli dichiarare di essere «completamente guariti». L’assenzio diventò un aperitivo celebre in Francia, prima di essere proibito con il pretesto di essere stato all’origine di problemi di salute. Una preparazione che contenga qualche elemento amaro stimola i succhi gastrici, oltre ad avere altre virtù terapeutiche; si arriva così a utilizzare la radice di genziana in diversi decotti. Pezzetti di questa radice macerati in alcol rendevano il medicamento molto amaro ma lo si migliorava con un decotto di vaniglia, arancia e altre piante aromatiche . Con lo scopo di ottenere un amaro più forte, si moltiplicavano le piante per arrivare, ad esempio, a quell’«elisir di forza, salute e vita», l’italiano Fernet Branca, lo Jägermeister tedesco o l’Angostura delle Antille… Proprio in questo periodo di ribollire di idee giunge a Parigi, nel 1863, un tal Ange Mariani (1838-1914), nato in Corsica e rampollo di una famiglia di medici e farmacisti. Mariani scopre autori antichi che descrivono come gli Incas, grazie a un pugno di foglie di coca «…possano camminare senza mangiare e due volte più velocemente e altre cose simili». Mariani si interessa alla foglia dell’arbusto che si chiama coca e che contiene (lo sappiamo da poco) un alcaloide chiamato cocaina… Fa dunque costruire a Neuilly-sur-Seine una serra dove coltiva diverse varietà di piante di coca, testando gli effetti della macerazione delle foglie nel vino, utilizzando l’alcol come solvente. Da buon commerciante si preoccupa del sapore del suo prodotto scegliendo un vino Bordeaux ed eliminando le foglie più amare (che hanno un alto tasso di cocaina) per utilizzare solo quelle dal sapore migliore. Le prove continuano e l’otorino Charles Fauvel gli fa notare che la sua preparazione ha effetti anestetici; da qui la prima uscita, nel 1871, del Vin Mariani proposto ai cantanti. In effetti, un bicchiere di vino bevuto prima della rappresentazione migliorava sensibilmente la qualità della voce. A questi seguirono gli attori… tra i quali Sarah Bernhardt, solita vuotare d’un sol fiato, nel suo camerino, un bicchiere di Vin Mariani prima di entrare in scena. Il Vin Mariani giunge fino alle più alte sfere della chiesa, da che Sua Santità Leone XIII fa coniare una medaglia in oro con la «venerabile effigie» di Mariani quale ricompensa per «…averlo sostenuto durante il suo ritiro ascetico con una bottiglia di vino che non era mai vuota». Da uomo di marketing ante litteram Ange Mariani usa questa medaglia negli annunci pubblicitari e si premura di spiegare che, per non dare adito a gelosie, si vede costretto a esibire le testimonianze di Zadoc Khan e del Rabbino Capo di Francia. Affidandosi al grande disegnatore di affiches Chéret, fa stampare un manifesto in francese e in inglese perché pensa già ai mercati anglosassoni. Apre uffici a Londra (al numero 83 di Mortimer Street), a Montreal (al numero 87 di Saint James Street) e a New York (al 52 West della Quindicesima Strada). Il suo vino conosce un successo senza precedenti, tanto da rendere l’inventore un milionario riverito da medici, re, papi, intellettuali. E pazienza per le sue palpebre cadenti, la testa a forma di pera… è ricevuto ovunque, perché la pubblicità l’ha reso celebre quanto il suo prodotto. Etichette: Assenzio, Vini medicinali |
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