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BLOG NEWS per il "TIBET LIBERO!"














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29 dicembre, 2008

I tedeschi sovietici durante la seconda guerra mondiale ( ultima parte 5 )



...Il Kazakhstan fu la principale terra di arrivo, con circa 444.000 deportati. La maggior parte di loro fu inserito nel sistema dei "villaggi speciali". I tedeschi formarono uno degli scaglioni di deportati che soffrì meno le condizioni dell'esilio. Essi arrivarono infatti nei villaggi di deportati in un momento in cui questi si erano parzialmente svuotati dei contadini deportati durante la collettivizzazione, e prima che le deportazioni dei popoli caucasici e crimeani degli ultimi anni della seconda guerra mondiale portassero la popolazione dei luoghi di deportazione a concentrazioni insostenibili. A conferma di ciò, i dati sulla mortalità dei tedeschi nei "villaggi speciali" tra 1941 e 1948 si fermano al 3,5%, una cifra nettamente inferiore allo spaventoso 23,7% di morti tra i deportati dal Nord Caucaso tra 1944 e 1948.
La riabilitazione dei tedeschi sovietici fu lenta. Una risoluzione del Consiglio dei Ministri liberò i primi tedeschi dai "villaggi speciali" nel luglio 1954, sedici mesi dopo la morte di Stalin: erano i bambini sotto i 16 anni. Un anno dopo (maggio 1955) furono liberati i tedeschi mobilitati per il lavoro forzato. Nel dicembre dello stesso anno, infine, fu la volta dei rimanenti 700.000 tedeschi ancora nei luoghi di deportazione. Tuttavia, il decreto di liberazione proibiva esplicitamente ai tedeschi di ritornare nei luoghi dai quali erano stati deportati quindici anni prima, e escludeva qualsiasi risarcimento per le proprietà confiscate: i tedeschi sovietici beneficiavano di un'amnistia, ma rimanevano traditori della patria. Si dovette attendere il 1964 perché l'accusa di tradimento fosse ufficialmente cancellata, senza che però fosse riconosciuto il diritto al risarcimento o al ritorno. Solo nel 1972, infine, fu permesso ai tedeschi sovietici di stabilirsi in qualsiasi zona del territorio sovietico, ma ormai le loro regioni, villaggi e case di origine erano abitate da trent'anni da russi immigrati subito dopo la deportazione. Del resto, la deportazione aveva cancellato molte delle specificità culturali dei tedeschi sovietici, che per decenni non poterono più frequentare scuole in tedesco o leggere libri e giornali stampati nella loro lingua. Se nel censimento del 1926 quasi il 95% dei tedeschi sovietici indicava come lingua madre il tedesco, nel 1970 questa percentuale era scesa al 67%, e al 49% nel 1989.


Inoltre, se all'inizio del secolo i matrimoni erano per la stragrande maggioranza interni alla comunità, negli anni '70 più della metà dei tedeschi era sposato a persone di nazionalità russa o ucraina. Già a partire dagli anni '70, e poi con la "perestrojka" e il crollo dell'URSS ormai l'obiettivo degli ex-deportati non era il ritorno ai luoghi da cui era avvenuta la deportazione, ma l'emigrazione in Germania.

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25 dicembre, 2008

Re Magi !?

Connessa alla nascita di Gesù c'è poi, fra le molte, la questione, famosa anche per le sue ampie risonanze popolari, della presenza dei magi, re o no che fossero. Matteo è l'unico evangelista a citarli quando scrive (2,7 e sgg.) che re Erode,
temendo la nascita di Gesù, «chiamati segretamente i magi si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato,
fatemelo sapere perché anch'io venga a adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre e, prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare
da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese».
Questo il racconto di Matteo. Tralasciate le successive leggende, dalle sue parole si capisce, comunque, che i magi non erano re, e che non sappiamo né i loro nomi né quanti fossero.



È anche possibile che il termine «magi» in greco non fosse proprio elogiativo, come potrebbe far pensare, per esempio, la figura di Simon mago (Atti degli apostoli). Chi erano dunque i magi? E qual è la loro funzione nella nostra storia?
La domanda che si è posta tante volte è: che bisogno aveva Maria di essere purificata se il suo era stato un parto verginale?

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Christmas War With Animals

Se vuoi farti un bel regalo a Natale , regala la vita agli animali , non cibartene non essere corresponsabile della loro uccisione ... proverai molta gioa !


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21 dicembre, 2008

Omar al-Mukhtar , ultima parte



ʿOmar conosceva molto bene il territorio arido e deserto della Libia. Usò pertanto tali conoscenze per organizzare la guerriglia anti-coloniale. Essa ebbe successo perché l'esercito italiano non conosceva il territorio nel quale operava e i combattenti di ʿOmar potevano così abbastanza facilmente tagliare le vie di comunicazione del nemico e tendere frequenti imboscate. Nel 1923 a 63 anni, su delega di Idrīs I, ʿOmar al-Mukhtār divenne capo della guerriglia anti-italiana in Libia.
Nel 1930 Mussolini affidò al governatore della Libia, il generale Rodolfo Graziani, l'incarico di fermare la resistenza di ʿOmar al-Mukhtār Graziani sequestrò i beni dei Senussi, vennero dati alle fiamme alcuni villaggi, i pozzi d'acqua potabile vennero chiusi col cemento, l'agricoltura senussita fu devastata e migliaia di Libici furono tradotti in campi di lavoro e inoltre fece costruire una barriera di 270 chilometri di filo spinato tra il porto di Bardia e l'oasi di Giarabub, sede della confraternita senussita. Nell'estate del 1931, a ʿOmar al-Mukhtār erano rimasti solo 700 uomini.
L'11 settembre 1931 nella piana di Got-Illfù fu avvistato dall'aviazione italiana ed egli ordinò ai suoi uomini di dividersi per sfuggire alla cattura. ʿOmar fu ferito al braccio e gli venne ucciso il suo cavallo. Catturato dall'esercito italiano fu portato a Bardia e poi trasferito a Bengasi sul cacciatorpediniere Orsini.
Fu processato nel Palazzo Littorio di Bengasi. Il 15 settembre venne condannato a morte su ordine di Mussolini che, nel suo telegramma ai giudici, incoraggiò loro di far concludere il processo con una "immancabile condanna". L'esecuzione avvenne alle 9 del mattino del 16 settembre 1931 a Soluch a 56 chilometri a sud di Bengasi, in Cirenaica, dove arrivarono 20mila libici per assistere all'esecuzione del settantenne ʿOmar al-Mukhtār, le cui ultime parole furono quelle di un noto adagio musulmano: "Da Dio siamo venuti e a Lui ritorniamo".



* La tomba di ʿOmar al-Mukhtār si trova a Bengasi, capoluogo della Cirenaica.
* Oggi in Libia ʿOmar al-Mukhtār è considerato un eroe nazionale e sul luogo dell'esecuzione a Soluch c'è un monumento che la ricorda, ma è sepolto dal 1951 a Bengasi davanti all'ex Palazzo del Littorio.
* Oggi la faccia di ʿOmar al-Mukhtār si trova sulla banconota da 10 dīnār libici.
* Gli ultimi anni di vita di ʿOmar al-Mukhtār sono stati immortalati nel film Il leone del deserto del 1981 da Anthony Quinn che interpreta il protagonista ʿOmar al-Mukhtār, il film non è mai stato proiettato ufficialmente in Italia, perché "lesivo dell'onore dell'esercito italiano".
* il suo difensore d'ufficio, il capitano Roberto Lontano, venne anch'esso arrestato per aver "interpretato scrupolosamente il suo ruolo".
* Nel maggio del 2000 è stata dedicata a Palermo un via in suo nome.

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17 dicembre, 2008

Droghe e sostanze stupefacenti . Cannabis: marijuana e hashish ( Parte 2 )

Da un punto di vista farmacologico, la cannabis è una delle sostanze più sicure: la sua tossicità è trascurabile e non sono documentati casi di morte causati dall'assunzione di dosi eccessive di THC.
La tossicità cronica è più difficile da valutare: il THC avrebbe effetti negativi sul sistema cardiovascolare (tachicardia, palpitazioni, ipotensione posturale), sul sistema immunitario e sulla memoria; inoltre, fumare marijuana o hashish, in misura maggiore del fumo di tabacco, porta nei polmoni sostanze cancerogene e monossido di carbonio derivanti dalla combustione, creando difficoltà nella respirazione e predisponendo il soggetto all'insorgenza di patologie infiammatorie e di cancro.



Un ulteriore fattore di pericolosità legato all'uso di questi, come di altri farmaci per uso voluttuario, è legato alle possibili adulterazioni di questa droga con altre sostanze tossiche, tra cui la fenciclidina e/o la contaminazione di origine fungina.
E' stata riscontrata la comparsa di atrofia cerebrale nei fumatori di THC come effetto a lungo termine, anche se sono necessari ulteriori studi per determinare se il fumo di marijuana può causare realmente questo evento.
La cannabis può provocare dipendenza psicologica nei consumatori abituali (con il consumo cronico, si ha bisogno di dosi sempre minori per ottenere gli stessi effetti), che possono reagire ad una sospensione dell'assunzione della droga con agitazione, ansia, insonnia, tremori, anoressia ed aumento dell'aggressività.
Diversi problemi sono legati agli effetti psicoattivi del THC, che possono essere pericolosi quando si guida o quando si devono compiere lavori che richiedono attenzione e prontezza di riflessi. L'assunzione contemporanea di altri farmaci ipnotici e sedativi può potenziare gli effetti di depressione sul sistema nervoso centrale.

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15 dicembre, 2008

Ecco come avvenne il massacro di Mosca

Il 20 ottobre del 1982, al Lenin Stadium di Mosca (oggi Luzhniki Stadium), teatro dell'incontro d’andata dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa tra gli olandesi dell'HFC Haarlem e i russi dello Spartak Mosca, morirono 67 tifosi (secondo le fonti ufficiali), 360 secondo gli organi di stampa. Dato l’esiguo numero di spettatori, i tifosi russi furono riuniti nell’East Stand, dotato di una sola via d’uscita. A pochi minuti dal triplice fischio finale, con lo Spartak in vantaggio per 1-0, molti tifosi stavano già sfollando quando il secondo gol russo, firmato da Sergei Shvetsov scatenò l’inferno a causa degli scontri tra coloro che stavano abbandonando lo stadio e coloro che volevano rientrare nell’impianto.

Una fatalità secondo le autorità russe cui i parenti delle vittime non danno credito. “Abbiamo l’impressione che la polizia concepisca gli stadi come luoghi di assoluto silenzio, quasi fossero cimiteri. Ci rifiutiamo di essere trattati come bestiame” – questa la macabra premonizione di una delle vittime. La sua denuncia, raccolta in una lettera, è svelata alle telecamere di ESPN Classic dalla madre Raisa Viktorova. Ad alimentare i sospetti interviene anche Sergei Toporov, giornalista del quotidiano sportivo Soviet Sport: “Ancora oggi non sappiamo a quanto ammonta il bilancio delle vittime. Tutti i documenti che potevano fare luce sulle proporzioni del disastro sono stati distrutti: i documenti delle ambulanze, della milizia e degli ospedali. Sappiamo con certezza che molti dei tifosi dello Spartak, presenti allo stadio quel giorno, venivano da fuori Mosca. I loro certificati di morte riportano un’altra causa e un altro luogo di decesso”.



Testimoni oculari del tentativo di insabbiare la verità furono gli stessi giocatori in campo quella sera. Martin Haar, capitano dell’HFC Haarlem, rivela: “Appena finita la partita siamo stati costretti dalla milizia a lasciare subito gli spogliatoi. Ma nessuno ci ha detto quel che stava succedendo”. Anche il compagno di squadra, il portiere Edward Metgod è sulla stessa lunghezza d’onda: “Ci hanno detto di uscire immediatamente. Quando siamo usciti dallo stadio abbiamo visto che per le strade circolavano molte ambulanze a sirene spiegate. Pensavamo fosse successo qualcosa in giro per la città, non certo allo stadio. Abbiamo saputo dell’accaduto solo quando siamo tornati in Olanda”.

Invece secondo la rai è andata così : Mosca (Russia) - 20 ottobre 1982, 340 persone muoiono per il crollo di una balaustra durante Spoartak-Haarlem di Coppa Uefa allo stadio Lenin.

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12 dicembre, 2008

Carmela, stuprata. In tribunale la chiamano "prostituta"

I genitori di Carmela non si fermano e continueranno a battersi e noi con loro. Vogliono fare un esposto contro gli avvocati che hanno attaccato Carmela e una denuncia contro le istituzioni (Assistenti sociali, Tribunale dei minori) che hanno fatto prima violenza su Carmela: i genitori vogliono che si indaghi su: Chi ha stilato la diagnosi su Carmela (ritenendola soggetto disturbato), chi ha autorizzato per rinchiuderla negli Istituti e riempirla di psicofarmaci, senza neanche aver informato e ottenuto il consenso dei genitori. Questa è stata - come giustamente dicono i genitori - una violenza forse più terribile perchè fatta da chi si arroga il ruolo di difensore delle minori, di chi subisce violenze sessuali.
Stiamo cercando di sapere esattamente di tutte le squallide e vergognose dichiarazioni fatte dagli avvocati in aula, dato che il processo era a porte chiuse e il padre è arrivato in ritardo; vogliamo infatti denunciare anche pubblicamente questi avvocati prezzolati con nome e cognome sui muri della nostra città.
Oggi già abbiamo coperto i muri della piazza dove sta il tribunale e il resto della città (compresa la scuola dove studiava Carmela) di manifesti di denuncia.

Martedì 16 dicembre alle 12 i genitori di Carmela parteciperanno alla trasmissione "Insieme sul 2", su RAI2.

Copia il codice e inserisci il banner sul tuo sito o blog .







E' stata drogata e violentata. Non fu creduta subito Carmela, fu internata in un istituto e imbottita di psicofarmaci. Poi morì cadendo dal balcone del settimo piano. Parlarono di suicidio. C'e' chi ipotizza una mancanza di equilibrio a causa dell'eccessivo uso degli psicofarmaci. Il papà di Carmela non si rassegna e ha aperto un sito, (www.iosocarmela.net) e attivato un'associazione per aiutare l'infanzia. Nel sito si fa chiaro riferimento all'abuso di prescrizione degli psicofarmaci per i bambini e gli adolescenti. Oggi la sentenza di primo grado, che ha stabilito che basta la confessione dei due violentatori, senza alcuna pena, a risolvere tutto.

Il 10 dicembre il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale per i minorenni di Taranto ha accolto la richiesta di "messa alla prova" avanzata dai legali dei due ragazzi che avevano violentato Carmela di 13 anni, dopo averla narcotizzata. Qualche settimana dopo la violenza, nell’aprile 2007, Carmela si suicidò non sopportando quella violenza ma anche la doppia violenza che dopo le avevano riservato le Istituzioni.

Ora la situazione si ripete. La "messa in prova" si tradurrà in un periodo di 15 mesi in cui i due ragazzi violentatori, responsabili morali della morte di una ragazzina, saranno solo impegnati "in un programma di rieducazione e assistenza agli anziani", continuando tranquillamente a fare la loro vita e il loro normale lavoro.

Se entro questo tempo rispetteranno gli impegni, il processo a loro carico sarà cancellato!

Ma non basta. Nell’aula del Tribunale si è dovuto sentire anche altro: un avvocato dei ragazzi stupratori ha chiamato Carmela "prostituta", e il clima generale, anche da parte del giudice, era tale per cui sembrava più un processo a Carmela che ai violentatori, trattati come ragazzi un pò scapestrati, da trattare con un buffetto in faccia e il perdono... Un processo fatto in fretta e furia, non aspettando neanche che i genitori di Carmela arrivassero da Napoli.

Il padre di Carmela, ha dichiarato che andrà avanti e che si opporrà a questa vergognosa e complice decisione.

Noi appoggeremo la battaglia dei genitori, e porteremo avanti anche una nostra denuncia e iniziativa.

Ma vogliamo denunciare anche il silenzio nella città, nessuno si è presentato al processo.

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11 dicembre, 2008

Enrico Mattei , terza parte

...Nel 1948 Mattei ebbe il suo successo: a Ripalta, nel cremasco, in seguito a prospezioni, fu scoperto un giacimento di gas naturale. Un inconsueto risultato per un ente che ufficialmente stava per essere liquidato, molto significativo nell'instaurato conflitto con le compagnie d'oltreoceano.
Dotato di un particolare acume per la gestione della comunicazione e dell'immagine, Mattei seppe dare all'evento un'importanza dosata, nell'attesa di alzare la spada per nuovi successi che attendeva di lì a poco, e questo occorreva anche per sondare le reazioni politiche e per preparare con gradualità i politici a dover rivedere talune posizioni .
Dinanzi alle ancora unanimi intenzioni di liquidazione, la scoperta fu presa come un fuoco di paglia che sì, sconcertava, ma che non sarebbe stata in grado di mutare il corso delle decisioni già assunte.

Nel giro di un anno, invece, i ritrovamenti di giacimenti di gas da parte di un'Agip ormai galvanizzata dall'energico comandante, da parte di un personale coeso e motivato, in cui la paura dei licenziamenti era stata sostituita dall'aperto entusiasmo, sarebbero ripresi in molte zone della piana del Po e sino al 1952 fu un'escalation di risultati positivi che "costrinsero" il governo ad autorizzare la costruzione di nuove reti di gasdotti che avrebbero lambito le aree periferiche industriali di Milano. Le industrie milanesi ricevevano quindi, direttamente dalle tubazioni, risorse energetiche a basso costo.
In realtà, non si trattava di una vera rivoluzione industriale, quantunque Mattei, per la detta abilità comunicativa, ciò volesse far ritenere: l'apporto di gas era proporzionalmente scarso, le tecnologie per il suo utilizzo erano ancora poco diffuse perché potessero esservi economie di scala ed i costi per l'ente - malgrado gli artifici - erano pesanti. Ciò nonostante, il "gas di Milano" pregiudicava molte precedenti certezze sui destini dell'ente .



L'Agip lavorava su ciò di cui disponeva con tutte le energie disponibili; Mattei la supportava in tutti i modi necessari, ortodossi o meno che fossero.

Restò leggendario, ad esempio, il "metodo Mattei" per la realizzazione dei gasdotti, che considerava di massima urgenza per poter porre i politici dinanzi al fatto compiuto: poiché per gli attraversamenti dei terreni si doveva necessariamente pattuire l'istituzione di una servitù di passaggio con i rispettivi titolari, che in genere erano piccoli contadini o comuni, i tecnici dell'Agip e della Snam ricorsero a tutti gli espedienti di cui furono capaci per accelerare al massimo le "trattative".

Decine di chilometri di tubazioni furono stese nottetempo o sul far dell'alba, ufficialmente con la scusa di scavare una piccola traccia, "solo" per verificare l'idoneità del terreno, in realtà stendendo direttamente i tubi. Centinaia di sindaci furono svegliati di soprassalto dalla notizia di questi abusivi passaggi, quando questi erano già stati completati e risotterrati. Molti altri non seppero del passaggio dei gasdotti se non molto tempo dopo, magari incidentalmente. Lo smagliante sorriso di Mattei amabilmente placava molti dei protestatari, e dove non fosse bastata la coinvolgente prospettiva di assunzioni, pattuiva infine pratici indennizzi monetari, in genere modesti, spesso rateali. Dove sacerrime ragioni d'onore impedivano di risolvere la questione monetariamente, si ricorreva al finanziamento "riparatore" di opere pubbliche (magari restauri) che di fatto pubblicizzavano positivamente il nome dell'Agip, costituendo una sponsorizzazione i cui ritorni di immagine erano senza paragone.
La rete era stata stesa a tempo di record; con risparmi teoricamente impensabili. Mattei si vantò di aver trasgredito circa 8 000 ordinanze.

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09 dicembre, 2008

Illinois, arrestato il governatore , mentre in Italia sono senatori



Blagojevich è accusato di avere praticamente messo in vendita il seggio al Senato a Washington lasciato libero da Obama – per legge in questi casi è il governatore che sceglie il successore – di avere stipulato contratti in cambio di fondi neri elettorali e di avere bloccato sussidi al Chicago Tribune, il quotidiano cittadino in bancarotta, per costringerlo prima a licenziare membri del Consiglio d’amministrazione a lui ostili.




In Italia invece se ne stanno comodi al senato : Vergogna , vergogna vergogna
.

Mafia, Cuffaro
condannato a 5 anni .

Regione di elezione: Sicilia
Nato il 21 febbraio 1958 a Raffadali (Agrigento)
Residente a Palermo
Professione: Medico

Elezione: 13 aprile 2008
Proclamazione: 25 aprile 2008

Membro Gruppo UDC-SVP-Aut

Membro della 5ª Commissione permanente (Bilancio)
Membro della 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni)

Nel processo per le 'talpe' alla Direzione distrettuale antimafia, il presidente della Regione era imputato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto e per questo i pm avevano chiesto otto anni di reclusione. La corte però, pur riconoscendo una condotta colpevole di favoreggiamento a favore degli altri imputati (alcuni dei quali condannati per associazione di tipo mafioso), non ha ritenuto dimostrata l'aggravante di aver favorito l'organizzazione criminale e quindi ha applicato una pena più bassa.

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04 dicembre, 2008

Galline Ovaiole

400 milioni di galline in Europa, oltre 50 milioni solo in Italia.
Il 90% delle galline ovaiole vive in gabbie di batteria.

L'allevamento in batteria è un sistema intensivo dove milioni di galline sopravvivono recluse in uno spazio più piccolo di un foglio di carta. Puoi vederlo con i tuoi occhi in questo video.



E' un sistema che prevede ventilazione e luce forzata per aumentare la produzione. Una tortura per gli animali, privati dei loro bisogni elementari: muoversi, razzolare, covare, fare bagni di terra.
I danni alla salute sono innumerevoli, dall'osteoporosi alla frattura delle ossa. Ciò che è peggio sono i danni psicologici. In queste condizioni le galline impazziscono letteralmente, tanto da diventare cannibali. Per questo subiscono la mutilazione del becco.


Le batterie sono prigioni.
E' il momento di aprire le gabbie.

Aboliamo l’allevamento in batteria. Le alternative esistono:

* c’è l’allevamento all’aperto e biologico. Le galline dispongono di un’area coperta e inoltre possono accedere all’esterno attraverso appositi varchi, potendo così respirare aria fresca, godere della luce solare, razzolare e fare bagni di terra in un ambiente più consono alle loro esigenze.

* c’è l’allevamento a terra, dove gli animali sono chiusi in grandi capannoni attrezzati con abbeveratoi,mangiatoie, nidi per la deposizione delle uova e talvolta trespoli. Hanno a disposizione per muoversi tutto o ampie aree del capannone.

Dal 1° gennaio 2012 sarà vietato l’allevamento delle galline nelle gabbie di batteria. La scadenza, tuttavia, rischia di essere rinviata.
Chiediamo l’immediata applicazione della Direttiva e il bando delle gabbie entro il 2012.
La loro abolizione costituisce un risultato storico nel miglioramento delle condizioni di vita degli animali.
Liberiamo le galline!
Non essere complice! Scegli da subito di non consumare uova e prodotti che contengano uova.
Se decidi di consumare uova, non acquistare uova da allevamento in gabbia.

Occhio al codice. Le uova devono essere etichettate obbligatoriamente sia sul guscio che sulla confezione di vendita anche secondo il metodo di allevamento. Le norme in vigore prevedono quattro tipologie di uova identificate da un codice in cui il primo numero descrive il sistema di allevamento.

Fai attenzione: sulle confezioni di uova di batteria la dicitura “uova da allevamento in gabbia” è generalmente riportata al di sotto della confezione e scritta in maniera non adeguatamente leggibile.
E ricorda: le diciture come “uova di fattoria” o “di campagna” non corrispondono a reali spazi di libertà: sono diciture di fantasia, spesso usate proprio per uova da galline in gabbia.




  • Diffondi il messaggio
    Maggiore è il numero delle persone informate su cosa si nasconde dietro alla produzione delle uova, più forte sarà la possibilità di incidere un cambiamento nelle condizioni di allevamento per milioni di galline ogni anno.
  • Firma la petizione o scaricala qui e falla firmare a più gente possibile
    Maggiore è il numero delle persone che appoggerà le nostre richieste, più forte sarà la nostra voce presso le Istituzioni.

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01 dicembre, 2008

FIORI BIANCHI PER AISHA IBRAHIM DUHULOW

Ricorderete tutti il tristissimo caso di AISHA IBRAHIM DUHULOW lapidata a 13 anni .



Sotto il titolo "fiori bianchi per Aisha" chiunque può lanciare un'iniziativa o narrare un'azione che ha fatto per onorare la piccola Aisha, e fare sì che da questa vicenda orribile non dilaghi solo il male, ma che germinino degli atti di gentilezza.


Dobbiamo pensare adesso alla famiglia della piccola Aisha di cui possiamo bene immaginare le condizioni psicologiche, ma dobbiamo evitare interventi controproducenti.
io penso che dobbiamo attrarre quante più adozioni a distanza possibile in tutta la zona, attraverso "Save the children". Loro si occupano non solo di specifici bambini ma di tutta la comunità in cui essi si trovano a vivere.
Possiamo contattare l'Unicef , Amnesty , e offrire loro donazioni e iniziative.
Ormai che Aisha ci ha lasciati noi possiamo, per esprimerle amore e far sì che la sua morte non sia stata vana, concentrare la nostra attenzione sulle drammatiche condizioni di vita delle bambine nelle zone di guerra e nei campi profughi. Aisha proveniva da un campo profughi in Kenia. Possiamo compiere delle adozioni a distanza in quel campo


Questa iniziativa è nata grazie ad Ilaria che nel post dedicato alla piccola AISHA mi ha lasciato questo commento :



Da quando ho letto la storia crudele di Aisha ci ho perso la pace e il sonno.
Se avessi avuto una tomba dove portarli, le avrei offerto un mazzo di fiori bianchi.
Se avessi saputo dove andare, avrei abbracciato i suoi parenti piangendo.
Mi sono sentita così impotente!
Poi mi è venuto in mente che potevo almeno fare un’offerta in suo nome ad Amnesty International, e l’ho fatto. Poi ho pensato che, anche se non avevo una tomba dove portare i miei fiori, potevo offrirli, uno alla volta, insieme con una banconota e un dolcino, a vari mendicanti, e me li sono andati a cercare.
Poi ho pensato che si potrebbe cercare fare delle adozioni a distanza in Somalia, o nei campi profughi che accolgono i somali nei paesi limitrofi (Aisha proveniva da uno di questi campi).
A voi chissà quante altre idee potranno venire in mente.
Vogliamo scriverle in questo blog?
Non dobbiamo lasciarci bloccare dallo sgomento, dalla rabbia, dal senso di impotenza.
Le cose brutte vanno rivoltate alla rovescia.
Facciamo sì che Aisha senta, dall’altro mondo, una pioggia di tenerezza.
E che senta che sulla terra si diffondono atti di gentilezza che non sarebbero mai avvenuti se noi non la avessimo conosciuta.
Scriviamo qui le nostre nuove idee, e raccontiamo come le abbiamo realizzate.
Ilaria .


FIORI BIANCHI PER AISHA non finirà con questo post e cercherò di contattare più autorità possibili ...

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