Critiche al comunismo parte 2
Critica generale degli stati comunisti del XX secolo Censura, emigrazione e politica estera Molti stati comunisti hanno praticato la censura del dissenso. Il livello di censura variò notevolmente tra stati e periodi storici differenti. La censura più rigida è stata praticata dagli inflessibili regimi Stalinisti e Maoisti, quali l'Unione Sovietica sotto Stalin (1927-53), la Cina durante la Rivoluzione culturale (1966-76), e la Corea del Nord nel corso di tutta la sua esistenza (1948-oggi).[2] Solitamente, gli stati comunisti di nuova costituzione mantenevano o rafforzavano il livello di censura presente in tali nazioni prima della presa del potere. In effetti, gli stessi comunisti erano stati molto spesso il bersaglio della censura precedente. Come risultato, dopo essere saliti al potere, essi sostenevano di voler combattere la vecchia classe governante usando le sue stesse armi, allo scopo di impedigli di inscenare una contro-rivoluzione. Una estesa rete di informatori civili - sia volontari che reclutati con la coercizione - veniva usata per raccogliere informazioni per il governo e per riportare i casi di dissenso.[3] Alcuni stati comunisti classificavano i critici interni del sistema come affetti da malattie mentali, quale ad esempio la schizofrenia a progresso lento - che veniva riconosciuta sono negli stati comunisti - e li incarcerava in ospedali psichiatrici.[4] Ai lavoratori non era permesso far parte di sindacati liberi.[5] Diverse sollevazioni interne vennero represse dalla forza militare, come la rivolta di Tambov, la rivolta di Kronstadt, e le Proteste di Piazza Tienanmen del 1989. Gli stessi stati comunisti, così come i loro sostenitori, spesso sostengono che censura e limitazioni simili sono spiacevoli ma necessarie. Essi argomentano che, specialmente durante la Guerra Fredda, gli stati comunisti vennero assaliti dalla propaganda capitalista esterna e infiltrati da servizi segreti di potenti nazioni capitaliste, come ad esempio la CIA. In quest'ottica, restrizioni e soppressione del dissenso erano misure difensive contro la sovversione. Alcuni hanno sostenuto che, anche se la censura era praticata negli stati comunisti, l'estensione di quest'ultima è stata enormemente esagerata ad Occidente. Albert Szymanski, ad esempio, nel suo esauriente studio intitolato Human Rights in the Soviet Union, traccia un paragone tra il trattamento dei dissidenti anti-comunisti in Unione Sovietica dopo la morte di Stalin e il trattamento dei dissidenti anti-capitalisti negli Stati Uniti durante il periodo del maccartismo, concludendo che "nel complesso, appare che i livelli di repressione nell'Unione Sovietica nel periodo 1955-1980, furono approssimativamente allo stesso livello di quelli negli USA durante gli anni di McCarthy (1947-56)."[6] Amnesty International stima il numero di prigionieri politici in URSS nel 1979 a poco più di 400.[7] Sia comunisti che anti-comunisti hanno criticato il culto della personalità di molti leader degli stati comunisti, e la leadership ereditaria della Corea del Nord. Il dissidente comunista Milovan Djilas e altri hanno inoltre sostenuto che una nuova classe di potenti burocrati di partito emerse sotto il potere del Partito Comunista, e sfruttò il resto della popolazione. Un proverbio ceco osserva: "Sotto il capitalismo, l'uomo sfrutta l'uomo; sotto il comunismo succede il contrario." (si veda anche nomenklatura) Etichette: Comunismo |
Comments on "Critiche al comunismo parte 2"
Verissimo quello che dici ogni dittatura è sbagliata ciao e grazie della visita