Critiche al comunismo parte 3
Emigrazione dagli stati comunisti I critici sostengono che l'emigrazione dagli stati comunisti è prova della disaffezione a quei regimi. Tra il 1950 e il 1961 2.750.000 tedeschi dell'est di trasferirono nella Germania Ovest. Durante la rivoluzione ungherese del 1956 circa 200.000 persone si mossero in Austria quando il confine austro-ungherese venne temporaneamente aperto. Dal 1948 al 1953 centinaia di migliaia di nordcoreani si spostarono a sud, fermati solo quando all'emigrazione venne posto freno dopo la guerra di Corea. Dopo la conquista cinese del Tibet, i demografi cinesi stimarono che 90.000 tibetani andarono in esilio. A Cuba 50.000 membri del ceto medio lasciarono l'isola tra il 1959 e il 1961, dopo che Fidel Castro prese il potere. Una fuoriuscita ancor più grande si ebbe durante l'esodo del Mariel, e molti cubani continuano a tentare di emigrare negli USA ancora oggi. Dopo la vittoria comunista in Vietnam oltre un milione di persone (i famosi boat people) lasciarono il paese via mare durante gli anni 1970 e 1980. Un altro grande gruppo di rifugiati lasciò Cambogia e Laos. Quest'ultimo perse gran parte della sua élite più istruita e il 10% della sua popolazione. Le restrizioni all'emigrazione da parte degli stati comunisti ricevette una massiccia pubblicità. Il Muro di Berlino fu uno degli esempi più famosi, ma la Corea del Nord impone ancora un veto totale sull'emigrazione e le restrizioni di Cuba sono periodicamente criticate dalla comunità cubano-americana. Durante l'esistenza del Muro di Berlino, sessantamila persone tentarono senza successo di emigrare illegalmente dalla Germania Est e vennero condannate al carcere per aver tentato di "abbandonare la Repubblica". Ci furono circa cinquemila fughe riuscite verso Berlino Ovest e 239 persone morirono nel tentativo di attraversare Etichette: Comunismo |
Comments on "Critiche al comunismo parte 3"