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29 novembre, 2008

Gesù, ebreo, non fu cristiano né cattolico: storia della mistificazione

Può oggi sembrare paradossale, ma Gesù non fu né cristiano, né cattolico: era un ebreo e non ha avuto la pretesa di fondare un’ennesima setta delle tante già presenti.
Ha cercato invece di migliorare la pratica religiosa dell'ebraismo all’interno del suo popolo. Nel suo invito ormai famoso a Pietro (Matteo 26, 18) l’equivalente semitico di ecclesia voleva significare l’assemblea generale del popolo giudaico, riunito in preghiera, non certo il fondamento di un’istituzione addirittura in opposizione all’ebraismo:
“Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti” (Matteo 5, 17).
Né Gesù né gli apostoli e neppure la Chiesa dei primi secoli consideravano inoltre che Dio fosse trino, non avendo presenziato alle decisioni del Concilio di Costantinopoli II, nel 553 in cui si stabilì “la Trinità consustanziale”. Ma ignoravano anche il dogma dell’Immacolata concezione, imposto ai credenti nel 1854 con Pio IX:
“Noi, per l’autorità ricevuta da Gesù Cristo,si dichiara, promulgae definisce che la
dottrina che sostiene che la Santa Vergine Maria, fu preservata libera da ogni
macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò sarà fermamente e
costantemente creduta da tutti i fedeli”.




La verginità di Maria, non più dunque supposizione teologica ma rivelazione di Dio.
Il primo Concilio di Laterano (1123) impone invece come dogma l’esistenza
dell’Inferno: fu poi la scolastica medioevale la casistica delle pene infernali.
Fu del XIII secolo l’invenzione del Purgatorio, uno stato di espiazione temporale, la
chiave di vendita delle indulgenze, di cui forniamo alcuni esempi:
1. L’ecclesiastico che intercorre in peccato carnale, sia con suore, cugine, nipoti o
figliocce sarà assolto tramite il pagamento di 67 libbre e 12 soldi.
Le donne d’altra parte sono escluse dalle funzioni sacerdotali, pur non essendoci nel
Vangelo argomenti in favore di questa discriminazione.

2 Se l’ecclesiastico, oltre al peccato di fornicazione............................

3.L’ecclesiastico che deflorasse una vergine pagherà due libbre e otto soldi.
(La Taxa Camarea di Papa Leone X, 1517)


Ricordiamo tra l’altro che la Chiesa, presentata nel Nuovo Testamento, non ha
sacerdoti, poichè chiunque appartenesse alla ecclesia , uomo o donna che fosse, poteva officiare l’eucarestia. Non si fa menzione di templi e santuari: l’unico Tempio in cui Gesù mise piede fu il Tempio di Gerusalemme, luogo di culto ebraico, da cui cacciò i mercanti. La figura del Papa fu già confutata nel IV secolo dai vescovi d’Oriente perché ritenevano che il passo di Matteo (16, 18-20) “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” fosse stato intercalato dai sostenitori dei vescovi di Roma.
La falsificazione più fruttuosa per la Chiesa fu però la cosiddetta Donazione di
Costantino, che come noto, ordinata da Papa Stefano II (752-757), consegnò a
Silvestro, Papa universale “tutte le province, i palazzi e distretti della città di Roma e d’Italia e delle regioni d’Occidente”: sigillò l’alleanza militare del re franco Pipino e il figlio Carlo Magno con la Chiesa cattolica, allo scopo di combattere i Longobardi che minacciavano le ricchezze del papato.

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28 novembre, 2008

Fuck Canada . Killing seals-it is not a sport


Nonostante gli inviti e i segnali arrivati anche dall'Unione Europea, il nuovo governo canadese ha reso noto che non modificherà le norme che regolano la caccia alle foche. Il Paese, ha precisato il nuovo ministro della Pesca Gail Shea, proseguirà dunque con questa pratica. Non verranno create nuove regole, né verrà vietato l'uso dell'hakapik, quella sorta di arpione speciale ideato appositamente per uccidere questi animali.

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24 novembre, 2008

Laogai parte 3



...L'antica Cina fece uso del lavoro forzato per oltre 2.500 anni, sfruttando anche in tempo di pace sia civili che criminali. Forzati furono impiegati nella costruzione della Grande Muraglia e del Grande Canale. Già molto prima della rivoluzione, il lavoro forzato veniva inteso come "rieducativo" in un'accezione forte, ovvero volto a instillare nel lavoratore l'etica confuciana. Durante il periodo nazionalista, il lavoro forzato perse molta importanza, con l'eccezione della leva militare durante la guerra col Giappone. Mao Zedong tornò ad applicarlo in modo sistematico, nel contesto della sua visione sociale e politica, come strumento adatto da una parte alla rieducazione dei controrivoluzionari, dall'altra a garantire che anche i detenuti contribuissero come i cittadini liberi alla produzione. Il legame fra l'antico dispotismo orientale e la visione di Mao è ben rappresentato dal fatto che lo stesso Mao dichiarò esplicitamente di ispirarsi ai princìpi del Signore di Shang, della dinastia Qin, secondo il quale "la popolazione deve essere obbligata a lavorare". I detenuti furono spesso mandati in campi nelle regioni di confine, che avevano anche funzioni militari difensive.
Nel periodo maoista, e prima delle riforme di Deng (1978-1992), i laogai furono largamente usati per reprimere le opposizioni al regime. Gli stessi processi erano spesso solo una formalità, avendo la difesa solo il compito di invocare la clemenza della corte. Il sistema giudiziario non era infatti basato sul concetto di diritto, ed insistere troppo nella dichiarazione di innocenza portava ad un inasprimento della pena: "clemenza con chi confessa, severità con chi resiste". In origine, il laojiao si è anche distinto dal laogai per l'incertezza della durata della pena, al punto che alcuni detenuti arrivavano a commettere crimini più gravi per passare al laogai (con pene di durata fissata). La situazione è cambiata nel 1982, quando la durata massima della condanna al laojiao è stata stabilita in tre anni.



Il numero dei prigionieri e l'uso dei campi è stato intensificato durante alcune fasi politiche o produttive quali la Campagna dei cento fiori, il Grande balzo in avanti e la Rivoluzione Culturale.
Nei primi anni, i detenuti in quanto "controrivoluzionari" costituivano il 90% dei reclusi; negli anni '80, circa la metà dei detenuti negava di aver commesso alcun crimine; negli anni '90, la percentuale di detenuti politici si è ridotta fino al 10%. Nel periodo Maoista (1949-1976) i condannati al laojiao erano reclusi solitamente per 20 anni, mentre nel periodio Denghista (1978-1992) la durata non superava i 10 ...

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21 novembre, 2008

Stupri di guerra . Parte 6

STUPRO ETNICO

Con lo stupro etnico, la violenza sessuale è stata impiegata come mezzo deliberato al servizio di interessi strategici. Ad esempio, durante la guerra del Kosovo, sono state violentate in Bosnia Erzegovina - e di conseguenza oltre un migliaio sono rimaste incinte - 20mila donne, in maggioranza musulmane. Numerosi stupri sono stati compiuti con la deliberata intenzione di ingravidare le donne e tenerle prigioniere fino al parto “come forma ulteriore di umiliazione”.
Il documentario “Calling the Ghost: a Story about Rape, War and Women”, girato dalla giornalista sudafricana Mandy Jacobson per la Women Make Movies, descrive, per bocca delle bambine protagoniste, il ratto subito in un campo di prigionia serbo (il responsabile, tuttavia contumace, è stato poi giudicato colpevole di crimini di guerra). Sebbene il film sia distribuito solo in circuiti femminili di New York, è stato utilizzato dal Tribunale Criminale Internazionale nel perseguire i responsabili di violenze nelle crisi iugoslava e ruandese, tanto che, per la prima volta nella storia, un tribunale ha potuto dichiarare il ratto delitto contro l'umanità.



STUPRI UMANITARI

Una canzone d'addestramento, notissima, accompagnata da gesti sconci, dice: «Questo è il mio fucile, questa è la mia pistola: uno è per uccidere, e l'altra è per divertirsi». Aveva 14 anni. Si chiamava Abeer. Significa “fragranza di fiori”. I soldati americani la notarono ad un posto di blocco. Cominciarono a seguirla e infastidirla. Il 12 marzo, dopo aver giocato a carte e mischiato il whisky ad una bibita energetica, e dopo aver provato qualche tiro a golf, hanno indossato abiti neri civili ed hanno fatto irruzione nella casa di Abeer, a Mahmoudiya, una città cinquanta miglia a sud di Baghdad. Hanno ucciso sua madre, Fikhriya, suo padre Qassim, e la sorellina di cinque anni, Hadeel, con pallottole in fronte. Poi, hanno “fatto i turni” per stuprare Abeer. Infine, l'hanno uccisa,. hanno inzuppato i corpi di kerosene, e hanno dato loro fuoco per distruggere le prove. Dopodiché, se ne sono andati ad arrostire ali di pollo sulla griglia.

Questi dettagli vengono dalla testimonianza giurata del soldato James P. Barker, uno degli accusati assieme al sergente Paul Cortez, al soldato scelto Jesse Spielman, ed al soldato scelto Bryan Howard; un quinto, il sergente Anthony Yribe, è accusato di non aver riportato l'accaduto, ma non di avervi partecipato. Barker, che è sotto processo, potrebbe evitare la pena di morte grazie all'ammissione di colpevolezza. 100 donne soldato americane hanno dichiarato di essere state stuprate dai loro colleghi mentre prestavano servizio in Iraq. L'ex-capitano di aviazione Reverendo Dorothy Mackey, stuprata all'interno dell'esercito americano, è in contatto con molte donne sopravvissute a tale violenza. Mackey ha spiegato come lo stupro delle donne da parte di soldati viene trattato come una componente della paga dei soldati.

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18 novembre, 2008

Lettere-appelli per Vittorio Arrigoni, sequestrato dalle autorità israeliane.

Riceviamo e pubblichiamo due lettere-appelli per l'amico e nostro corrispondente da Gaza Vittorio Arrigoni.
Apprendo con angoscia la notizia tanto temuta. Vittorio, altri internazionali e pescatori palestinesi fermati in mare dalla marina israeliana.
Allora non bastavano più le minacce, gli spari, le cannonate con acqua putrida e inquinata.
Bisognava proprio arrestarli questi pericolosi sovversivi che con quattro barche da pesca, armati solo di reti e a sole sette miglia da Gaza, mettevano in pericolo la grande potenza Israele!
Mi appello al Consolato Italiano di Gerusalemme, agli Stati democratici, a tutte le voci libere del mondo occidentale e orientale.
Di fronte a questo sopruso, (è forse troppo chiamarlo atto di pirateria?) non taciamo, esigiamo che sia rispettato il diritto internazionale, anche se a violarlo è "l'amico" Israele. Già fin troppo silenzio incombe sulla sorte di Gaza e dei suoi abitanti, sul suo assedio infinito.



Siano rilasciati subito i pescatori e con loro gli internazionali perchè ritornino a Gaza e riprendano il modesto, quotidiano lavoro.
Sono stata informata ora che tutti sono stati portati in Israele e sono sotto interrogatorio.
Che ne sarà di loro?
Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni
Joe Fallisi al Consolato italiano di Gerusalemme e, per conoscenza, al Consolato italiano di Tel Aviv
Mi chiamo Joe Fallisi, sono un tenore italiano. Vi scrivo in merito a un fatto gravissimo che ha avuto luogo questa mattina in acque palestinesi, a 7 miglia nautiche dalle coste di Gaza. Il mio amico Vittorio Arrigoni (nato a Besana Brianza il 4 febbraio 1975), attivista per i diritti umani, insieme con due suoi compagni internazionali e 14 pescatori palestinesi, è stato rapito e sequestrato dai militari dell'entità sionista, che ora lo detengono nella galera di Ashdod. Vittorio, eroicamente, sta aiutando i pescatori di Gaza nel loro lavoro quotidiano, come è noto ostacolato in tutti i modi dai tiranni israeliani. E' solo per la presenza sua e di altri bravissimi attivisti di Free Gaza che in questi ultimi mesi non si sono ancora verificati assassinii di pescatori da parte dei despoti di Tel Aviv. Oggi è successo quel che si temeva. Vi prego di intervenire e di fare tutto quel che è in vostro potere per richiedere e ottenere l'immediata liberazione di Vittorio, reo soltanto di avere coraggio e un amore esemplare dell'equità e della dignità. E' di uomini come lui che l'Italia dovrebbe essere orgogliosa.
In fede
Giuseppe (Joe) Fallisi

La risposta dell'Ambasciata

Egregio Sig. Fallisi,

la informo che l’Ambasciata sta seguendo il caso con la massima attenzione.

Distinti saluti

Giuseppe Capitanelli
Ambasciata d'Italia
Cancelleria Consolare
Tel Aviv

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15 novembre, 2008

LA FINANZA VATICANA

Luigi Cipriani, La finanza vaticana in Italia. Dagli espropri del 1866 ai Patti lateranensi

In Democrazia Proletaria n. 2/1984 - www.fondazionecipriani.it

"Con l'andata al potere del fascismo, la Chiesa diventa uno dei pilastri del potere, non solo religioso e politico ma economico, ponendo le basi per gli eventi dei nostri giorni.. Come in occasione della prima guerra mondiale, i finanzieri cattolici e il Vaticano si trovarono strettamente affiancati ai guerrafondai per trascinare l'Italia nel secondo conflitto mondiale. Questa volta, a fianco della Germania di Hitler. "


Le leggi che avrebbero dovuto porre fine al potere temporale della Chiesa e permettere alla borghesia italiana di mettere in moto lo sviluppo economico del Paese furono quelle del 7 luglio 1866 e del 15 agosto 1867. Con la legge del 1866, si tolse il riconoscimento nel territorio del Regno a tutti gli ordini, le corporazioni e le congregazioni regolari e secolari, i conservatori ed i ritiri di carattere ecclesiastico. Con quella del 1867, non furono più riconosciuti quali enti morali i capitoli delle chiese collegiate, le chiese ricettizie, le comunità e le cappellanie corali, i capitoli delle chiese cattedrali, eccetera.




Tutti i beni già appartenenti a quegli enti morali furono devoluti allo Stato "provvedendosi a iscrivere, a favore del fondo per il culto, una rendita del 5%". Successivamente, con la legge dell'11 agosto 1870, si introdusse la conversione dei beni immobili di taluni enti rimasti esclusi e infine, nel 1873, la legislazione suddetta fu estesa alla provincia di Roma, con varianti dovute alla presenza del Vaticano.

Con queste leggi, tutte patrocinate dalla destra liberale, il nascente Stato italiano ed il Regno d'Italia intesero togliere prestigio e potere politico alla Chiesa, ma anche mettere in moto un'accumulazione primaria che, data la presenza degli Stati pontifici, vedeva l'Italia in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Oltre 700.000 ettari di terra appartenenti alla Chiesa vennero di fatto gettati sul mercato immobiliare e finirono, a prezzi stracciati, nelle mani della grande borghesia terriera italiana.

Il Vaticano non rimase inoperoso. Già dal 1859, il francese conte Montalembert aveva avuto l'incarico di potenziare l' 'Obolo di san Pietro' al fine di raccogliere fondi presso i fedeli. All'entrata in vigore delle leggi di esproprio, l'Obolo aveva già raccolto fondi in quantità superiore ad ogni previsione, anche se ritenuti insufficienti per la necessità della Chiesa. Il 5 agosto 1871, con l'enciclica Saepe, venerables fratres, venne ufficialmente consacrata la nascita dell' 'Opera dell'Obolo'.

Il Vaticano ebbe tutto il tempo di cautelarsi, tant'è vero che molti terreni furono venduti prima dell'esproprio. In particolare nella provincia romana, a partire dal 1870, vi fu una colossale speculazione edilizia, che fece aumentare di valore i terreni di molti ordini religiosi i quali, dopo il 1873, furono riacquistati dal Vaticano utilizzando prestanomi. Parallelamente, numerosi nobili romani legati al Vaticano, nel giro di qualche anno, si trovarono a figurare a volte in proprio, a volte come fiduciari del Papa, nei consigli di amministrazione di società immobiliari e in numerose banche.

Nel dibattito del Parlamento italiano del 1873, dopo l' 'esproprio' dei beni della Chiesa, il governo auspicò che quest'ultima reinvestisse i propri capitali nella nascente industria nazionale, abbandonando le speculazioni immobiliari. L'invito era rivolto, in particolare, alle banche controllate da fiduciari del Vaticano quali: Monte di pietà di Roma, Banco di santo spirito, Cassa di risparmio di Roma.

Il mutamento radicale nelle attività finanziarie da parte della Chiesa avvenne nel 1878, dopo la morte di Pio IX e l'avvento di papa Leone XIII. A questo proposito, lo storico Candeloro scrive: "Leone XIII volle che i clericali si sganciassero dalle vecchie pregiudiziali dinastiche, che non rimanessero troppo legati agli interessi dei gruppi aristocratici feudali, ma che si collegassero ai gruppi capitalistici nascenti. Il Vaticano, in tal modo, non solo si inseriva nella società capitalistica, ma tendeva a divenirne uno dei pilastri, come già lo era stato della società feudale. Comunque sarebbe un errore attribuire questa nuova funzione della Chiesa solo all'opera di Leone XIII, poiché essa nasceva da una tendenza spontanea delle forze cattoliche ad inserirsi nel sistema capitalistico. Nelle sue contraddizioni, però, Leone XIII seppe comprendere questa tendenza, stimolarla e dirigerla, se proprio non secondo un piano preciso, quantomeno secondo un indirizzo generale chiaro e coerente"...

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Ozzy Osbourne ultima parte 6

La vita di Ozzy Osbourne è anche contrassegnata da varie leggende metropolitane. Come per molte star della musica e dello spettacolo, esiste una lunga lista di aneddoti che lo riguardano, privi di certezze e, probabilmente, frutto di fantasie o semplici esagerazioni della realtà. Falsi o veri, questi eventi hanno giovato molto alla sua popolarità.

Prima di sposare Sharon, Ozzy le rubò 500 dollari per comprarsi un po' di cocaina (altri invece dicono che l'abbia fatto per acquistare superalcolici).

Si dice che Ozzy abbia tentato il suicidio numerose volte, a cominciare dall'età di 14 anni, per scoprire cosa ci fosse dopo la vita terrena.

Si narra che, durante il tour di Bark at the Moon nel 1984, Osbourne e Nikki Sixx dei Mötley Crüe fecero una sfida alquanto oscena. Ozzy diede l'inizio "sniffando" una colonna di formiche e Sixx fece lo stesso. Poi il cantante urinò a terra e leccò la sua stessa urina, vincendo la sfida con il leader dei Mötley Crüe che decise di non andare oltre .

Nel 1968, quando i Black Sabbath ancora si chiamavano Earth, Ozzy si verniciò interamente di porpora dalla testa in giù per attrarre l'attenzione del pubblico mentre cantava, ma non riuscì a raggiungere il suo scopo. Oltre a ciò, ci vollero ore prima che lui si liberasse della vernice.





Alcune voci riferiscono che una volta Osbourne abbia fucilato i suoi 17 gatti. La prima moglie, Thelma, lo avrebbe visto disteso sotto il pianoforte vestito di bianco e con un fucile in una mano e un coltello insanguinato nell'altra.


La leggenda metropolitana, forse, più famosa della sua biografia avvenne il 20 gennaio 1982. Durante un concerto a Des Moines (Iowa), qualcuno lanciò un pipistrello vivo sul palco: Ozzy raccolse il pipistrello pensando che si trattasse di un giocattolo di gomma e con un morso gli staccò la testa, facendo seriamente preoccupare gli astanti e ancor più la moglie Sharon, che portò immediatamente Ozzy in ospedale per la vaccinazione antirabbica. Fu data notizia che Ozzy era morto in seguito al morso del pipistrello, e furono organizzati i suoi funerali, ai quali erano presententi oltre 10.000 fan: il funerale finì in concerto (e il cadavere del pipistrello non fu mai ritrovato). Il successivo album (Speak of the Devil) ritrae in copertina il cantante con la bocca tutta insanguinata ed un pipistrello nella parte superiore. Ozzy sostiene che questa vicenda sia vera, ma dello stesso parere non sono molti critici. Da questo fatto prende il titolo del tribute album dedicatogli, chiamato Bat Head Soup (minestra di testa di pipistrello). Ci fu inoltre un periodo, negli anni ottanta, in cui circolarono voci secondo cui Ozzy sarebbe morto per aver contratto la rabbia in seguito al morso del pipistrello.


Agli inizi degli anni '80, durante un incontro con i direttori dell'emittente televisiva CBS, Ozzy staccò con un morso la testa ad una colomba che gli venne data per lanciarla in segno di pace # . Di questo evento esistono anche delle immagini che ritraggono la vicenda, anche se gli scettici ritengono che la colomba fosse falsa.


Un'altra diceria racconta che in un altro concerto, dopo aver lanciato tre cani vivi dal palco, si sarebbe rifiutato di cantare finché non gli avessero rilanciato i cadaveri dei cani sul palco e così pare che fu.


Si dice che Ozzy e i Black Sabbath siano stati spesso invitati a prendere parte a messe sataniche, tra cui la famosa Satan's-Night, ma non vi presero mai parte dato che non erano su quell'onda di pensiero: per questo motivo il gruppo ricevette una maledizione dal capo di una setta ed è per ciò che Ozzy porta sempre, in ogni circonstanza una croce di metallo al collo, che fece con le sue mani e fece immergere nell'acqua santa da un prete. Stessa cosa per gli altri 3 membri dei Sabs.

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13 novembre, 2008

Perché Scientology ? ( parte 3 )



Hubbard ha cercato di produrre una filosofia essenzialmente pratica che è sia una summa della conoscenza dell'Uomo di se stesso e del suo ambiente, sia un mezzo per aumentare la propria conoscenza. Ha descritto la disciplina come superiore a ogni altra ricerca, poiché l'auto conoscenza e l'autocontrollo sono prerequisiti alla certezza in ogni altro studio. Egli sostiene di aver fatto parte del gruppo di ricerca originale che sviluppò la bomba atomica americana, presumibilmente il Manhattan District Project, 1942-1945, sebbene sia difficile dargli credito in quanto in quel periodo era comandante di corvetta della Marina degli Stati Uniti. Tuttavia dalla conoscenza acquisita in fisica nucleare e da ciò che afferma essere un'intima esperienza con il misticismo Orientale, egli in Scientology ha saldato assieme le idee dell'Occidente e la fede Orientale. L'ha fatto a tal punto che molti dei suoi scritti hanno lo stile di un manuale di meccanica anche se trattano le idee più fantastiche. Dopo la poderosa verbosità della gran parte degli studiosi che trattano la medesima materia, le affermazioni dirette di Hubbard, giuste o sbagliate che siano, sono davvero una boccata d'aria fresca.
Il maggior impatto del suo approccio, sia nella ventina di libri che ha scritto su Dianetics e Scientology, sia nelle migliaia di ore di conferenze registrate che ha tenuto, è sicuramente la certezza con cui tratta i problemi. Con smisurata fiducia in se stesso egli affronta nodi gordiani quali la definizione di Vita, la reincarnazione, la comunicazione, i dischi volanti, il sesso, la politica, e tutti gli altri problemi minori che riguardano la risoluzione della mente umana, con un pragmatismo più grande di quello di Alessandro. Alcune delle cose che dice sono assurde, ma allo stesso tempo molte sono davvero pertinenti ed è questa curiosa miscela di verità e falsità, di fatti e finzione che dà a Scientology il suo impatto E la sua forza.
Nei primi stadi dell'addestramento e della terapia il neofita viene attratto dalla loro praticità quasi ingegneristica: roba buona e solida, applicabile alla vita di tutti i giorni, con pochi indizi del materiale sconclusionato, non comprovato né comprovabile che arriverà in seguito.
È a questo stadio che inizia il condizionamento, accidentale o programmato che sia, e che è una parte integrante dell'intera procedura. Con la stessa disinvolta autorità che Hubbard aveva usato per analizzare succintamente la comunicazione, egli porta il neofita verso zone più discutibili. «La vita è fondamentalmente uno Statico» è un assunto che Hubbard descrive come VERITA' LAMPANTE. Prosegue spiegando che «... lo Statico di vita non ha massa, lunghezza d'onda, collocazione nello spazio o nel tempo. Ha l'abilità di postulare e di percepire». Si tratta di una chiara descrizione di un universo immateriale, l'unità di vita. È un bel ragionamento e potrebbe anche essere la verità lampante che Hubbard sostiene essere, ma al neofita mai, in nessun momento, viene permesso mettere in dubbio tali assunti.


Il neofita li deve accettare come VERITA', oppure è fuori. La parola di Hubbard non si mette in discussione. Esistono centinaia di assunti simili che si devono accettare come "fatti". Non è che siano necessariamente scorretti, potrebbero pure essere fatti, potrebbe essere la più pura verità. Il pericolo è che centinaia di migliaia di scientologist di tutto il mondo nutrono una fede implicita nella parola di Hubbard, senza avere mai confrontato le sue parole e azioni con quelle di altri maestri...

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08 novembre, 2008

Droghe e sostanze stupefacenti . Cannabis: marijuana e hashish Che cosa sono ( parte 1 )

Marijuana ed hashish sono droghe estratte da diverse specie di Cannabis (c. sativa, c. indica), qualità di canapa ricche del principio attivo THC (delta-9-tetraidrocannabinolo).
La canapa indiana cresce nelle regioni temperate, ma, ad eccezione di alcuni paesi, la sua coltivazione è illegale.
Ciò che comunemente chiamiamo marijuana non è altro che un miscuglio di foglie e fiori di Cannabis essiccati e triturati.
E' chiamato hashish, invece, la resina pressata della pianta, che contiene una quantità di principi attivi superiore rispetto alla marijuana (3-5% di THC vs. 7-14% di THC nell'hashish).
Non si conosce ancora l'esatto meccanismo d'azione del THC, ma si pensa che hashish e marijuana interagiscano con recettori specifici localizzati nel sistema nervoso centrale, gli stessi ai quali si lega un neurotrasmettitore endogeno, l'anandamide, contenuto anche nel cioccolato.
I derivati della cannabis hanno effetti sedativi e rilassanti: a basse dosi possono dare sensazioni di leggera euforia, reattività, aumento dell'eccitabilità, leggerezza, aumento dell'appetito, cui segue una sensazione di benessere fisico e psichico. Ad alte dosi, invece, possono provocare forti alterazioni sensoriali e percettive, con sensazioni di isolamento, passività, demotivazione, ansia, tachicardia, nausea, attacchi di panico e paranoia e incidono negativamente sulla capacità di comprensione, di memoria e sui tempi di reazione. Gli effetti sono spesso determinati dall'umore del momento, dalla dose di sostanza assunta o dalla contemporanea assunzione di altre sostanze.



La cannabis, inoltre, possiede interessanti proprietà farmacologiche: abbassa la pressione intraoculare, combatte la nausea e il vomito nella chemioterapia, ha un'azione analgesica ed antispastica, stimola l'appetito e migliora l'umore. Recentemente è stato riscontrato che il THC è coinvolto nei meccanismi che regolano la sopravvivenza, la crescita e la morte cellulare e, quindi, se ne prospetta l'uso anche in campo antitumorale.
La marijuana e l'hashish si fumano (il secondo viene mescolato al tabacco). Ogni sigaretta rilascia un contenuto di THC variabile dall'1 all'1.5%; il THC si assorbe immediatamente e l'effetto si manifesta in pochi minuti.
Molto più lento è l'assorbimento per via orale e gli effetti - che dipendono dalla dose assorbita - sono più imprevedibili per intensità e durata - si manifestano dopo 30-40 minuti. La durata varia dalle 3 alle 5 ore circa. Si distribuisce molto bene nell'organismo ed è escreto prevalentemente per via urinaria.
Il THC penetra attraverso la barriera placentare: l'uso di cannabis in gravidanza è risultato associato a basso peso del neonato alla nascita, alterazioni nella crescita del feto e aumento della predisposizione alle malattie...

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05 novembre, 2008

LA PENOSA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA SPIRITUALE ( Parte 1 )

Un prezioso commentario di Fr. Thomas Doyle
da Catholica Australia
Testo reperito da Patrizia Vita tradotto da Stefania Salomone.



Su questa pagina oggi pubblico una sintesi di quello che potremmo definire il più duro commento mai pubblicato su Catholica. E' tratto da un discorso di Fr. Tom Doyle tenuto al raduno annuale di SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests) di Chicago lo scorso 13 luglio 2008. Lo scritto risulterà di particolare interesse per i lettori di Catholica Australia per due ragioni: primo, è una delle dissertazioni più esaustive che possiate mai trovare riguardo ai passi necessari
per aiutare le vittime degli abusi.
Cio' che Fr. Doyle rivela può rappresentare la fonte di riflessione per chiunque stia subendo gli effetti degli abusi così come per coloro che vorrebbero dare il loro supporto alle vittime. Secondo, la fondamentale discussione sulla natura del presbiterato e della chiesa che Doyle instaura, suggerisce una sana meditazione che si sposa bene con il tema che
stiamo affrontando in questo periodo sullo stesso presbiterato. Mentre Doyle colloca questi temi nel contesto negativo degli eventi, se visti in luce positiva, essi possono certamente sviluppare una discussione su un presbiterato più efficace e più vicino alle esigenze del mondo di oggi.
Il rapporto completo in .pdf si trova su questo link
www.catholica.com.au/gc2/td/pdf/SurvivalOfTheSpirit_Doyle.pdf



Dalla Prefazione

Sono cattolico da tutta la vita. Fui ordinato prete nel 1970 e a quel tempo, come per molti anni a seguire, ho accettato senza discussioni la dottrina e la legge della chiesa cattolica sotto tutti i punti di vista. Appoggiavo in particolare i dettami sul papa i vescovi e i preti. Credevo che la chiesa fosse
la necessaria risposta a un Dio che sapeva in ogni momento cosa facevo, che rispondeva alle mie preghiere, si preoccupava del comportamento umano ed era contrariato dal peccato e dai peccatori.
Questo Dio suscitava amore e paura ed eravamo sicuri che comunicasse il suo volere attraverso dei mediatori speciali come i papi e i vescovi.
Credevo anche che i paramenti, i rituali, le abitudini, le regole e le tradizioni avessero un ruolo essenziale nella comunità di Dio sulla terra. Credevo che i preti e i vescovi fossero realmente "diversi" e possedessero speciali poteri conferiti da Dio attraverso l'ordinazione. Credevo fermamente che questa fosse l'unica strada verso Dio e la sola vera chiesa.



Non solo un trauma emotivo e psicologico, ma anche spirituale.

Coloro che hanno subito abusi sessuali da parte del clero cattolico o da religiosi hanno vissuto un trauma spirituale oltre che emotivo e psicologico. L'impatto sull'anima è spesso nascosto e diviene più doloroso e persistente col passare del tempo. Molte vittime hanno rivelato che questo dolore spirituale è stato peggiore di quello sul piano emotivo. E' certo che l'abuso spirituale non si limiti
alla vittima, ma a tutti coloro che vi sono coinvolti. Genitori, coniugi e fratelli sono ovviamente coinvolti, ma questo coinvolgimento si allarga a tutti quelli che sono affettivamente legati alle vittime.
Il danno spirituale ha spesso riguardato anche gli avvocati, gli esperti, i rappresentanti dei media che in qualche modo hanno operato intorno agli abusi sessuali del clero. Ciò che hanno visto
e sentito è stato un grande scossone al sistema religioso e spirituale.
I miei commenti si basano sulla mia esperienza personale in ventiquattro anni di attività a contatto con le vittime degli abusi sessuali del clero.
In questi anni ho incontrato i familiari delle vittime e ho raccolto il loro dolore che ha ferito la mia anima. Infine, ho illustrato la mia lunga esperienza nel recupero di una vita spirituale. Catholic
Clergy Sexual


Abuso: il contesto storico-sociale - un problema vecchio di secoli .


L'abuso sessuale su minori o su soggetti vulnerabili perpetuato dal clero cattolico ha rappresentato un aspetto vergognoso della cultura clericale cattolica per secoli. Le rivelazioni iniziate negli Stati Uniti nel 1984 hanno assistito ad un crescendo fino agli articoli del Boston Globe del 2002, pur senza dipingere una realtà del tutto nuova. Piuttosto, quel che già esisteva sotto la superficie da
secoli, è semplicemente venuto alla luce.
L'aspetto più cupo del celibato obbligatorio è culminato nelle molestie sessuali sui minori, gli adolescenti, uomini e donne adulti. Il primo documento ufficiale al riguardo lo ritroviamo nei canoni del Sinodo di Elvira del IV secolo. Troviamo infatti il primo di una serie di normative disiplinari emesse dalla chiesa in risposta alle violazioni del celibato. Sebbene ci fosse ampia
evidenza che i chierici erano coinvolti in relazioni sessuali con donne, ragazze o bambine, le norme si rivolgevano prevalentemente a coloro che facevano sesso con ragazzi maschi.

Le autorità ecclesiastiche non hanno ignorato gli abusi sessuali nei secoli. Al contrario c'è stata una serie di editti, interventi e ammonizioni a partire dal IV secolo fino ad oggi. La legislazione ecclesiastica proibiva ogni contatto sessuale tra il clero e i minori e, in molti casi,
prevedeva pene sostanziali e dure per i trasgressori. [1] Quando la legislazione della chiesa fu codificata per la prima volta nel 1917, fu inserito un canone che stabiliva che qualunque contatto sessuali tra un chierico e un minore di entrambi i sessi fosse da ritenersi un crimine. [2] Le pene prescritte includono le dimissioni o l'allontanamento, così come si usa dire.
Lo scandalo dei nostri giorni si è focalizzato su due aspetti fondamentali dell'abuso sessuale del clero: gli atti sessuali deviati perpetuati da chierici con evidenti disfunzioni e la politica di copertura
attuata dagli ufficiali ecclesiastici. Le critiche alla gerarchia per la sua disastrosa reazione sono molto dure. Esiste una chiara evidenza anche nei secoli passati dell'importanza del ruolo dei superiori che spesso sono stati complici dei preti accusati e quindi corresponsabili del crimine.
Pietro Damiano accusò i superiori che facevano finta di non vedere [3] e due concili ecumenici, il Laterano IV (1215) e il Concilio di Basilea (1449) imposero pene ai superiori che si mostravanotolleranti verso i chierici che violavano la promessa di celibato [4]...

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03 novembre, 2008

"Morte per discriminazione": nuovo rapporto di Amnesty International sulla pena capitale in Arabia Saudita



Secondo un nuovo rapporto diffuso oggi da Amnesty International, le autorità dell'Arabia Saudita mettono a morte, in media, più di due persone a settimana. Quasi la metà delle esecuzioni (e si tratta di una percentuale sproporzionata in rapporto alla popolazione locale) riguarda cittadini stranieri provenienti da paesi poveri e in via di sviluppo.

"Avevamo auspicato che le iniziative in materia di diritti umani che il governo saudita si era vantato di avere introdotto negli ultimi anni, avrebbero potuto mettere fine a tutto questo o almeno determinare una significativa riduzione nell'uso della pena di morte. Invece, abbiamo assistito a un forte aumento delle esecuzioni, che hanno luogo al termine di processi segreti e ampiamente iniqui. Una moratoria sulle esecuzioni è più urgente che mai" - ha dichiarato Malcolm Smart, Direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Nel 2007 le esecuzioni sono state almeno 158, contro le 39 registrate da Amnesty International l'anno prima. Per quanto riguarda il 2008, al 31 agosto il totale era arrivato già a 71. Si teme una nuova ondata di esecuzioni nelle prossime settimane, dopo la fine del mese sacro del Ramadan.

"Il continuo ricorso alla pena di morte da parte delle autorità saudite si pone in contrasto con la crescente tendenza mondiale verso l'abolizione" - ha proseguito Smart. "Per di più, la pena di morte in Arabia Saudita è applicata in modo sproporzionato e discriminatorio nei confronti di persone povere, tanto lavoratori stranieri quanto cittadini sauditi che non hanno relazioni familiari o altre conoscenze che potrebbero salvarli dall'esecuzione".

Troppo spesso gli imputati, soprattutto lavoratori migranti provenienti da paesi in via di sviluppo dell'Africa e dell'Asia, non hanno un avvocato e non sono in grado di seguire i procedimenti giudiziari che si svolgono in lingua araba. Sia loro che i sauditi messi a morte non hanno denaro né rapporti con persone influenti che potrebbero intervenire in loro favore, come autorità di governo e capi tribù, circostanze entrambe decisive per ottenere la grazia.

"Le procedure al termine delle quali viene inflitta una condanna a morte sono assai dure, quasi completamente segrete e ampiamente inique. I giudici, tutti uomini, hanno un vasto potere discrezionale e possono emettere una sentenza capitale anche per reati non violenti definiti in modo del tutto generico nelle leggi. Alcuni lavoratori migranti sono rimasti all'oscuro della propria condanna a morte fino alla mattina stessa dell'esecuzione" - ha sottolineato Smart.

Le esecuzioni avvengono generalmente in pubblico, mediante decapitazione. In caso di rapina con omicidio della vittima, il corpo del condannato viene crocifisso dopo l'esecuzione.

L'Arabia Saudita è uno dei pochi paesi del mondo a mantenere un alto tasso di esecuzione di donne e a mettere a morte, in violazione del diritto internazionale, persone minorenni al momento del reato.




"È davvero giunto il momento che l'Arabia Saudita affronti il problema della pena di morte e rispetti gli obblighi derivanti dal diritto internazionale. Come membro eletto del Consiglio Onu dei diritti umani, il governo deve fare marcia indietro e rendere conformi agli standard internazionali le proprie procedure legali e giudiziarie, vietare la pena di morte per i minorenni, garantire processi equi, prendere misure per porre fine alla discriminazione e ridimensionare i poteri discrezionali dei giudici nell'uso di questa pena crudele, inumana e degradante" - ha concluso Smart.

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02 novembre, 2008

Aisha Abraham lapidata a 13 anni . Il padre racconta: stuprata, è stata uccisa per aver denunciato i violentatori

Era solo una bambina, si era appena affacciata sull´adolescenza, l´«adultera» lapidata a morte dagli integralisti di Chisimaio, in Somalia. Non aveva 23 anni, ma solo 13: l´età segnalata dai giornalisti che avevano assistito all´esecuzione, nello stadio della città portuale, era stata "dedotta" dall´aspetto della giovane, evidentemente spinta dalla vita nei campi profughi del Corno d´Africa a raggiungere la maturità fisica più in fretta delle coetanee.

Ma una bambina può commettere adulterio? Può valere a qualcosa la sua «confessione», prova del peccato secondo la folle interpretazione del capo dei carnefici, Sheikh Hayalah, a Radio Shabelle? La stessa Sharia per l´adulterio prevede la testimonianza di quattro uomini, e stavolta non c´erano. A sentire le testimonianze dei familiari, raccolte da Amnesty International, la giovanissima Aisha Ibrahim Duhulow aveva invece subito violenza da parte di tre uomini. E poi aveva voluto denunciare lo stupro alla milizia Shabab, "i giovani", gli integralisti islamici più radicali che controllano Chisimaio.



Forse immaginava che anche lì funzionasse la giustizia arcaica e sperimentata dei campi profughi kenyani dove aveva vissuto fino a tre mesi prima, con il giudizio affidato alla saggezza degli anziani. Ma era stato un errore. La denuncia, nella mente fanatica dei fondamentalisti, è diventata ammissione di colpa. E mentre nessuno dei violentatori veniva arrestato dai miliziani, la ragazza è diventata simbolo di impurità. Seppellita fino al collo nello stadio, degna di ricevere la punizione popolare, senza che dubbio alcuno attraversasse la coscienza di chi ha scagliato la prima pietra.

«Non è stata giustizia, non è stata nemmeno un´esecuzione. Questa bambina ha subito una morte atroce per ordine dei gruppi armati che controllano Chisimayo», sintetizza David Copeman, delegato di Amnesty per la Somalia. «Quest´assassinio - conclude - dimostra ancora di più l´importanza dell´azione internazionale per indagare e documentare gli abusi, con una Commissione ad hoc».

La legge prevede che "le pietre non devono essere così grandi da far morire il condannato al solo lancio di una o due di esse; esse inoltre non devono essere così piccole da non poter essere definite come pietre".


La piccola non è morta subito quindi è stata di nuovo sepolta e colpita con le pietre ma nemmeno dopo la seconda volta è morta quindi è stata di nuovo sepolta e lapidata .
CHE MONDO DI MERDA

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