...Vennero rinegoziate le vecchie concessioni e varie compagnie ricondotte sotto stretti controlli amministrativi. Ma poiché intere regioni del Congo continuarono a essere dominate dalle grandi imprese finanziarie e minerarie (Unilever, Société Générale du Belgique, Union Minière du Haut Katanga...), i metodi di gestione e sfruttamento non si differenziarono molto da quelli leopoldini. Dal 1919 in poi, la produzione agricola (olio di palma, caffè, gomma) delle compagnie e degli indigeni, lo sviluppo delle miniere di rame del Katanga e la scoperta dei diamanti assicurarono una bilancia commerciale favorevole alla colonia: ciò permise di attuare miglioramenti sociali in settori come istruzione, sanità, abitazione. Erano, però, provvedimenti del tutto paternalistici: servivano a formare aiutanti più sani e adeguati nello sfruttamento del paese. Fino al 1950, per esempio, l'istruzione superiore era quasi inesistente: nel 1953 c'era una scuola secondaria ogni 870 scuole elementari. Al paternalismo si univa un bel pizzico di razzismo. Una legge dell'amministrazione leopoldina del 1898 obbligava bianchi e neri a risiedere in zone diverse della città; solo nel 1926 un'ordinanza stabilì che gli amministratori territoriali potevano concedere eccezioni (forse per maggiore comodità della servitù indigena). Inoltre, ai congolesi era proibito l'uso di alcolici e di circolare nelle ore notturne (divieto in vigore fino al 1959); non avevano accesso alla partecipazione nel governo generale e nell'amministrazione delle 5 province in cui era divisa la colonia. Solo a livello locale i capi tribali potevano esercitare una certa autorità e democrazia.
Soldati e poliziotti non venivano addestrati per accedere a posti di responsabilità (almeno fino al 1957), ma servirono ottimamente come carne da macello nelle due guerre mondiali. Durante la prima guerra mondiale le truppe congolesi combatterono con gli alleati in Africa, strappando ai tedeschi la colonia del Rwanda-Urundi, che la Società delle Nazioni affidò in mandato al Belgio (1919)...Etichette: africa, Belgio, congo, genocidio |
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